sabato 18 luglio 2020

Bilancio Genoa 2019: utile di 10,23 milioni con 79,6 milioni di plusvalenze e 13,6 milioni di premi di rendimento.


 Luca Marotta

jstargio@gmail.com

 Dopo sei anni, il bilancio del Genoa torna in utile per le enormi Plusvalenze realizzate, derivanti dalle cessione di Piatek (Milan), Romero (Juventus), Salcedo (Inter), Russo (Sasssuolo) e Radu Ionut (Inter). Negli ultimi tre esercizi la media dei ricavi realizzati con le plusvalenze ha superato la media dei ricavi TV.

Il bilancio 2019 di Genoa Cricket and Football Club Spa, ha evidenziato un utile netto di 10,23 milioni di Euro (perdita di circa 4,85 milioni di Euro nel 2018), evidenziando in bilancio plusvalenze per ben 79,6 milioni di Euro (€ 48,9 milioni nel 2018) e 13,6 milioni di Euro di premi rendimento calciatori. Al 31 dicembre 2019, come nell’esercizio precedente, il Genoa si trova nelle condizioni previste dall'art. 2447 del Codice Civile, ossia: riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale, con un Patrimonio Netto negativo per Euro 5.471.713(- € 15,7 milioni nel 2018). Il totale della voce debiti è diminuita del 9,4%, da € 202.187.510 a € 183.159.541. Molto importante rimane l’entità dei debiti tributari pari a 51,8 milioni di Euro (€ 58 milioni nel 2018; € 62,77 milioni nel 2017; € 61,9 milioni nel 2016), che finanzia circa il 24,7% dell’attivo.

Anche nel 2019, come nei precedenti esercizi, le plusvalenze sono state determinanti per adottare il principio di continuità aziendale. Le cause che hanno determinato l’utile di esercizio di Euro 10.230.834 sono da ricercarsi essenzialmente nell’aumento delle plusvalenze e dei Premi valorizzazione e rendimento percepiti.

Dal punto di vista sportivo il bilancio 2019, riguarda il secondo semestre della stagione sportiva 2018/19 conclusasi con il traguardo della permanenza in Serie A al diciassettesimo posto, e il primo semestre della stagione sportiva 2019/20, che è ancora in corso, a causa della sospensione per la pandemia COVID-19.

 La continuità aziendale.

 Come negli anni precedenti, con parole molto semplici, da quello che emerge sembrerebbe che la continuità aziendale del Genoa CFC, dipenda principalmente dalle plusvalenze.

I revisori di “Audirevi S.p.A.” hanno evidenziato nella loro Relazione dei richiami di informativa.

 Nel Richiamo di Informativa, che non modifica il giudizio dei revisori, è riportato che il bilancio 2019 chiude con un utile di Euro 10,2 milioni ed un patrimonio netto negativo per 5,5 milioni di Euro. Il patrimonio netto negativo, ricade nella fattispecie prevista dall’articolo 2447 del Codice Civile. I revisori hanno richiamato quanto scritto dagli Amministratori riguardante la circostanza che le plusvalenze realizzate nel 2020 nella sessione invernale del calciomercato, per 6,9 milioni e sono stati effettuati finanziamenti in conto copertura perdite da parte dell'Azionista di maggioranza per complessivi Euro 2,4 milioni, tali circostanze hanno permesso il superamento della fattispecie prevista dall’articolo 2447 del Codice Civile; inoltre, gli Amministratori hanno predisposto e approvato una situazione economico-patrimoniale alla data del 29 febbraio 2020 che attesta il pieno ripristino dell'integrità patrimoniale e il conseguente superamento della fattispecie di cui all'art. 2446 del c.c. (ossia, quando risulta che il capitale è diminuito di oltre un terzo in conseguenza di perdite).

Per tale motivo gli Amministratori hanno adottato il presupposto della continuità aziendale, nella redazione del bilancio 2019. Si aggiunga che gli Amministratori hanno registrato anche l'impegno dell’Azionista di maggioranza al sostegno economico, finanziario e patrimoniale della società. Secondo gli Amministratori tale impegno è stato comprovato dalla rinuncia dell’Azionista al credito in essere a titolo di finanziamento per un importo pari a Euro 2,4 milioni. Successivamente alla data di approvazione del bilancio da parte del Consiglio di Amministrazione, l'Azionista di riferimento ha effettuato e rinunciato ad ulteriori versamenti a titolo di finanziamenti per l’importo di Euro 700 mila.

  Inoltre i Revisori hanno richiamato all’attenzione la circostanza che nel bilancio 2019 è iscritto un credito verso la controllante Fingiochi S.r.l., per € 19,8 milioni, che deriva dall'applicazione nel corso degli anni del contratto di consolidato fiscale. Il pagamento di tale credito, salvo diverso accordo tra le parti, avverrà alle seguenti condizioni:

“• nel caso di utilizzo delle Perdite, delle Perdite Pregresse e delle Eccedenze di Interessi passivi e delle Eccedenze di ROL, entro la data di scadenza del versamento a saldo dell’I.R.E.S. (con valuta allineata a tale scadenza);

• in caso di mancato rinnovo per un ulteriore triennio o di interruzione della tassazione di Gruppo, le Perdite e le Perdite Pregresse trasferite ma non utilizzate, le Eccedenze di Interessi passivi e di Eccedenze di ROL trasferite ma non utilizzate, entro la data di scadenza del versamento a saldo dell'I.R.E.S. (con valuta allineata a tale data) dell'anno successivo alla scadenza del Regime di Consolidato Fiscale Nazionale.”

I Revisori hanno anche richiamato quanto scritto dagli Amministratori per quanto riguarda la sospensione della Serie A legata all’emergenza Covid-19 con riferimento al fatto che “tale situazione non permette di conoscere le reali conseguenze di carattere patrimoniale ed economico sulla seconda parte della stagione sportiva”.

 La Struttura Patrimoniale.

 Il totale dell’Attivo è diminuito del 4,3% da € 219,5 milioni a € 210,19 milioni.

Circa un quarto dell’attivo è finanziato con debiti tributari, precisamente il 24,7%.

Il valore della partecipazione in imprese controllate rappresenta il 10,7% dell’attivo e ammonta a € 22.473.000. Tale importo riguarda la partecipazione totalitaria in “Genoa Image S.r.l.”. Tale società ha chiuso il bilancio al 31.12.2019 con una perdita di Euro 844.965 (-€482.418 nel 20018; -€2.006.211 nel 2017 e -€ 1.418.589 nel 2016), con un patrimonio netto di Euro 13.082.681 (€ 13.927.647 nel 2018).

Il totale delle immobilizzazioni materiali ammonta a € 166.735 (€ 149.113 nel 2018).

Tra i crediti sono evidenziati crediti verso la controllante per € 19.850.738 (€ 26.043.407 nel 2018) e verso controllate per Euro 7.295.056 (€7.087.232 nel 2018).

 

 

L’INDICE DI INDEBITAMENTO

Il rapporto tra patrimonio netto e il totale delle passività determina l’indice di indebitamento. Tale valore deve muoversi all’intorno di 1. Nel caso in questione, l’indice di indebitamento è negativo perché è pari a -0,02537 (-0,06675 nel 2018), a causa del patrimonio netto negativo.

In pratica l’erosione totale del capitale proprio determina una situazione in cui il capitale di terzi a debito finanzia tutto l’attivo.

 L’INDICE DI SOLVIBILITA’ TOTALE

Il rapporto tra attività totali e debiti totali determina l’indice di solvibilità totale. Un club è solvibile quando il totale dell’attivo è superiore al totale dei suoi debiti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più il club è solvibile. Nel caso in questione, l’indice di solvibilità totale è pari a 0,97 (0,93 nel 2018)), ciò vuol dire che il valore dei beni posseduti dal club, così come esposti in bilancio, non è sufficiente a pagare i debiti, comprensivi anche dei risconti passivi.

 L’INDICE DI SOLVIBILITA’ CORRENTE

Il rapporto tra attività correnti e passività correnti determina l’indice di solvibilità corrente. Tale indice serve a verificare se l’attivo corrente è in grado di pagare i debiti a breve. Nel caso in questione, l’indice di solvibilità corrente è pari a 0,44, ciò vuol dire che l’attivo a breve non sarebbe in grado di pagare i debiti a breve.

 L’Indicatore di Liquidità della FIGC.

Tale indicatore, che è finalizzato a misurare il grado di equilibrio finanziario di breve termine, ossia la capacità della società di far fronte agli impegni finanziari con scadenza entro i 12 mesi, coincide sostanzialmente con l’indice di solvibilità corrente.

Detto indicatore di Liquidità tra le Attività Correnti considera le disponibilità liquide e i crediti esigibili entro dodici mesi ed esclude i Crediti tributari per imposte anticipate; mentre tra le Passività Correnti considera i debiti con scadenza entro i dodici mesi ed esclude i Debiti verso soci postergati ed infruttiferi. Per tale indicatore il risultato sarebbe pari a 0,8 (0, 8 nel 2018), superiore alla soglia minima stabilita dalla FIGC per la serie A che è di 0,7.

In caso di mancato rispetto dell'indicatore di liquidità nella misura minima, la carenza finanziaria dovrà essere ripianata.

 L’ Indicatore di Indebitamento della FIGC.

 L’Indicatore di Indebitamento della FIGC è finalizzato a misurare il grado complessivo di Indebitamento della società in rapporto al Valore della Produzione medio degli ultimi tre esercizi. Secondo la FIGC, detto indicatore di Indebitamento rappresenta il raccordo tra la componente finanziaria dei Debiti e quella economica del Valore della Produzione e segnala in modo sintetico la sostenibilità dell’indebitamento.

I debiti iscritti in bilancio al 31.12.2019 ammontano a € 183.159.541 (202.187.510 nel 2018), da tale aggregato deve essere sottratto l’importo delle Attività Correnti (C.U.25/A del 18 dicembre 2019 della FIGC), ed il Valore della Produzione al 31.12.2019 è pari ad € 154.103.535, mentre il valore della produzione medio degli ultimi tre anni è pari a € 115.525.090.

Pertanto il rapporto tra debiti e valore della produzione medio degli ultimi tre esercizi è pari a 0,75, inferiore alla soglia massima stabilita dalla FIGC che è di 1,2.

 L’ Indicatore di Costo del Lavoro Allargato della FIGC.

L’ Indicatore di Costo del Lavoro Allargato è calcolato attraverso il rapporto tra il Costo del Lavoro Allargato ed i Ricavi ed è finalizzato a misurare il peso economico del costo del lavoro.

Il Costo del Lavoro Allargato include i costi per il personale, comprensivi degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei calciatori; i Ricavi, considerati ai fini del denominatore del rapporto, comprendono i Ricavi delle vendite e delle prestazioni, i Proventi da sponsorizzazioni, i Proventi pubblicitari, i Proventi commerciali e royalties, i Proventi da cessione diritti televisivi, i Proventi vari e le Plusvalenze da cessione dei diritti alle prestazioni dei calciatori al netto delle relative Minusvalenze.

Per il Costo del Lavoro Allargato si considera il valore risultante dall’ultimo bilancio d’esercizio approvato, mentre i Ricavi sono dati dai loro valori medi degli ultimi tre bilanci d’esercizio approvati.

Nel caso del Genoa il valore è di 0,77 (0,78 nel 2018), se si considerasse tutto il costo del personale. Tale valore ci collocherebbe entro il limite richiesto dalla FIGC per la Serie A che è rispettivamente di 0,8.

 Grado Copertura Patrimonio Calciatori

Indica la capacità di copertura degli investimenti in Diritti Pluriennali con i Mezzi Propri. Il rapporto tra patrimonio netto e diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori è negativo, di conseguenza i diritti pluriennali di calciatori risultano finanziati totalmente dal capitale di terzi.

 Il Patrimonio Netto.

 Il patrimonio netto è negativo per -5.471.713 e si trova nella situazione prevista dall’articolo 2447 del codice civile, ossia riduzione del capitale di oltre un terzo a seguito di perdite.

 Nel 2018 era negativo per € 15.702.547; nel 2017 era negativo per € 10.852.234; nel 2016 era positivo per Euro 73.011; nel 2015 era negativo per Euro 8,83 milioni e nel 2014 era negativo per Euro 6,3 milioni.

 La variazione migliorativa di 10.230.834 è stata determinata dall’utile di esercizio di € 10.230.834.

 L’indebitamento finanziario.

 

I debiti finanziari, esclusi i debiti verso la controllante per consolidato fiscale, diminuiscono da € 58,9 milioni a € 42,1 milioni e finanziano il totale dell’attivo, per il 20% (23,7% nel 2018).

I debiti verso le banche diminuiscono da € 9.023.282 a € 7.057.424. I debiti verso banche, per quanto concerne i debiti di breve periodo, riguardano principalmente la linea di credito in essere con Banca Carige; mentre, i debiti bancari a medio-lungo termine, pari a € 4.694.049 (€ 6,82 milioni nel 2018), riguardano dei mutui accessi nel 2011 con Banca Carige.

I debiti verso altri finanziatori sono rilevanti essendo pari a € 34.660.346 (€49.919.727 nel 2018) e registrano un decremento del 30,6% e finanziano il 16,5% dell’attivo. Tale voce riguarda debiti per operazioni di factoring “autoliquidanti” con Banca Sistema S.p.A, Banca Carige.

L’indebitamento finanziario netto ammonta a € 41,1 milioni (€ 58 milioni nel 2018), considerando le disponibilità liquide pari a circa 1 milione di Euro, risulta in diminuzione rispetto al 2018 di circa € 16,9 milioni.

L’EBITDA è positivo per € 58.382.345 (+€ 29.707.289 nel 2018) e il rapporto tra indebitamento finanziario netto ed EBITDA è di 0,91 (1,95 nel 2018). Di solito tale rapporto si giudica positivamente quando è inferiore a 2. Invece, quando supera 3, pone dei dubbi sulla sostenibilità del debito.

I crediti verso Enti-settore specifico risultano pari a € 53,15 milioni (€ 58,1 milioni nel 2018), mentre i debiti verso Enti-settore specifico, pari a € 47,34 milioni (€ 65,18 milioni nel 2018), finanziano il 22,5% dell’attivo.

Se considerassimo anche il saldo positivo di € 5,8 milioni, che essenzialmente dipende dall’attività di calciomercato, l’indebitamento finanziario diminuirebbe a € 35,2 milioni (€ 65,16 milioni nel 2018), cifra al di sotto del fatturato netto.

 Occorre evidenziare che la nozione di Net debt, già nota in base alla vecchia regolamentazione, come differenza tra debiti finanziari e disponibilità liquide integrata del saldo tra debiti e crediti verso società di calcio, è stata ulteriormente integrata con la considerazione nel conteggio anche dei debiti fiscali e previdenziali non correnti. In genere tali debiti riguardano le rateizzazioni pluriennali col fisco.

 L’indebitamento finanziario netto ai fini del Fair Play Finanziario pari a € 69,1 milioni risulta superiore al volume dei ricavi netti e non è conforme a quanto auspicato dalla normativa.

 Il nuovo regolamento del Fair Play Finanziario ha introdotto la nozione di “Relevant Debt”. La nozione di debito rilevante (“Relevant Debt”) corrisponde alla nozione di “Net Debt” meno l'importo del debito direttamente attribuibile alla costruzione e/o alla modifica sostanziale dello stadio e/o alle strutture di formazione dall'inizio del debito fino a 25 anni dopo la data in cui il debito l'attività è dichiarata pronta per l'uso. Il “Relevant Debt” non deve essere superiore congiuntamente a due limiti: € 30 milioni e a 7 volte la media della differenza tra valore e costi della produzione.

Nel caso del Genoa non sono esposti importi riguardanti debiti per la costruzione dello stadio pertanto l’indicatore, risulta inferiore a 7 volte alla media dei "relevant earnings" dei due anni precedenti.

 

I debiti verso l’Erario e gli altri debiti.

 I debiti verso l’Erario diminuiscono da € 58.049.217 a € 51.865.793, di cui € 18.060.487 a breve termine. Tali debiti rappresentano il 24,7% delle fonti di finanziamento dell’attivo.

 Il 69,17% dei debiti tributari riguarda quelli rateizzati:

 

Il debito residuo rateizzato al 31/12/2019 ammonta a € 35.875.769 (€ 43.193.277 nel 2018). Gli importi rateizzati maggiori riguardano l’IVA. Complessivamente per l’IVA rateizzata residua un debito quota capitale di € 23.341.454 (€ 30.087.584 nel 2018). Da evidenziare che tra gli importi rateizzati figura anche l’IVA del primo e secondo semestre dell’anni 2019 per circa 7,56 milioni.

Gli altri debiti tributari non rateizzati, riguardano, le ritenute Irpef per retribuzioni tesserati comprese le transazioni ammontano a € 5.887.282 (€ 4.790.401 nel 2018), quelle relative ai premi sono pari a € 974.334

 (€ 1.109.225 nel 2018). Risultano debiti per IVA 2019 (III e IV trim.) pari a € 5.459.530 e debiti per IRAP 2019 pari a € 3.668.878 (€ 2.678.298 nel 2018).

In particolare risultano: debiti per Irpef ottobre per € 1.748.081; debiti per Irpef novembre per € 1.747.496; debiti per Irpef dicembre per € 1.662.855 e debiti per Irpef su transazioni per € 728.851.

Al 31.12.2019 i fondi accantonamento rischi ammontano a € 200.697 (€ 147.942 nel 2018).

I debiti verso Istituiti di previdenza ammontano a € 1.296.884 (€ 1.070.317 nel 2018), di cui € 1.064.955 (€ 702.864 nel 2018) riguardano il debito INPS.

La voce “debiti diversi” aumenta da € 15.255.305 a € 18.886.197. In questa voce dovrebbe essere ricompreso il debito verso il personale.

Il Valore della Rosa.

 

 

Nell’attivo di bilancio figurano diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori per € 70.468.420 (€ 66.222.527nel 2018), diritti sportivi dei calciatori delle giovanili per € 896.886 (€ 2.326.974 nel 2018).

Il grafico mostra come dal 2011 in poi il valore contabile netto della rosa si sia sgonfiato, almeno fino al 2017, pur rimanendo sostanzialmente costante il costo del personale. Dal 2018 c’è un’inversione di tendenza, il valore dei diritti iscritti in bilancio torna ad essere maggior del costo del personale.

 

Rilevante è anche il dato relativo alla capitalizzazione dei costi del vivaio, allocato tra le immobilizzazioni immateriali per € 9.932.390, che significa che il Genoa spende molti soldi per il settore giovanile.

 La Gestione economica.

 Il valore della produzione aumenta da € 121,8 milioni a € 154.103.535, con un variazione positiva del 26,5%.

I costi della produzione sono pari a € 127.970.562 (€ 115,9 milioni nel 2018) e sono aumentati del 10,4%, in misura meno che proporzionale rispetto all’aumento del valore della produzione.

La differenza tra valore e costi della produzione è positiva per € 26.132.973, nel 2018 era positiva per € 5.853.443.

 

 

I Ricavi.

 Sul bilancio del Genoa esercitano una notevole influenza i proventi televisivi. Nel 2019 i proventi televisivi risultano diminuiti di circa 2,66 milioni di Euro da € 43.184.952 a € 40.521.095, con un’incidenza del 77,3% sul fatturato netto e del 26,3% sul valore della produzione (35,5% nel 2018). L’incidenza percentuale sul valore della produzione si riduce a causa della presenza nel computo delle plusvalenze che incidono sullo stesso per il 51,7%. Nella sostanza, sul fronte dei componenti positivi di reddito, nel 2019 le plusvalenze sono risultate più importanti dei ricavi TV.

La rappresentazione grafica seguente, riguardante l’evoluzione del fatturato netto per componenti, mostra chiaramente la “teledipendenza” del fatturato netto del Genoa dai ricavi per la cessione dei diritti televisivi.

 

 

I ricavi da gare sono diminuiti del 9,1%, da € 4,6 milioni a € 4,2 milioni. I ricavi da gare incidono sul valore della produzione per il 2,7% e sul fatturato netto per l’8%. Il decremento è dovuto ai ricavi da abbonamenti, che sono diminuiti di € 483.012, da € 3.118.670 a € 2.635.658, mentre i ricavi da gare di Coppa Italia si sono azzerati, nel 2018 erano pari a € 185.456.

I proventi da sponsorizzazioni ammontano a € 1.649.265 (€ 1.454.189 nel 2018) e risultano in aumento del 13,4%. Lo Sponsor Ufficiale è mancato e non figura tra i ricavi 2019 (€ zero nel 2018), lo Sponsor Tecnico Basic Italia S.p.A. ha contribuito con € 1.439.265 (€ 1.349.041 nel 2018) e le altre sponsorizzazioni ammontano a € 210.000 (€ 113.000 nel 2018).

 I ricavi televisivi diminuiscono di € 2.663.857, da € 43.184.952 a € 40.521.095. Occorre evidenziare che i Proventi televisivi della Serie A sono divisi in parti uguali solo per una quota pari al 50%; mentre, il 20% spetta sulla base del "radicamento sociale" e il 30% in base ai risultati sportivi.

Negli ultimi tre esercizi la media dei ricavi TV è superiore ai 40 milioni di Euro.

I ricavi e proventi diversi risultano pari ad Euro 3.387.587 (€2.950.418 nel 2018).

L’importo evidenziato nel valore della produzione che riguarda l’incremento delle immobilizzazioni per capitalizzazione dei costi del vivaio, ammonta a € 5.528.465 (€2.950.418 nel 2018).

 Il “Player trading”.

 Il bilancio del Genoa tradizionalmente evidenzia anche una “dipendenza da player trading” notevole, dovuta all’importo elevato delle plusvalenze realizzate, a causa della continua movimentazione nella rosa calciatori, con acquisti, cessioni.

Non a caso nella descrizione dell’attività gli Amministratori hanno esplicitato che il Genoa Cricket and Football Club SpA svolge attività di formazione e valorizzazione di calciatori con la finalità di generare valore attraverso la cessione dei relativi diritti pluriennali alle prestazioni sportive.

Nel 2019, le plusvalenze, pari a € 79,6 milioni, sono riuscite a coprire il costo degli ammortamenti della rosa calciatori, pari a € 26,68 milioni, anche perché le minusvalenze sono state pari a € 3,6 milioni, gli altri oneri di gestione calciatori sono risultati pari a € 4,26 milioni e l’acquisto temporaneo di calciatori è risultato pari a € 2 milioni (€ 1,2 milioni nel 2018).

 

 

Il risultato del Player Trading risulta positivo per € 59,5 milioni. L’esercizio precedente era positivo per € 31,09 milioni. Nel 2017 era positivo per € 16,83 milioni; nel 2016 era positivo per € 15,76 milioni. Nel 2015 era positivo per € 3,6 milioni. Nella sostanza, anche nell’esercizio 2019, le plusvalenze realizzate al netto delle minusvalenze riescono a coprire il costo degli ammortamenti.

Nel conto economico sono evidenziate plusvalenze da cessione diritti pluriennali per € 79.648.829

 (€ 48,9 milioni nel 2018; € 30,4 milioni nel 2017; € 31,9 milioni nel 2016 e € 30,9 milioni nel 2015), che rappresentano il 51,7% del valore della produzione. Negli ultimi tre esercizi la media delle plusvalenze realizzate è superiore ai 53 milioni di Euro; negli ultimi 5 anni è superiore ai 43,36 milioni di Euro.

Le maggiori plusvalenze realizzate hanno riguardato: Piatek Krzysztof, ceduto all’AC Milan per € 33 milioni, con una plusvalenza di € 28.887.500; Romero Cristian ceduto alla Juventus per € 26.000.000, con una plusvalenza di € 24.668.753; Salcedo Mora Eddie ceduto all’ Inter per € 8 milioni, con una plusvalenza di € 7.840.000; Russo Alessandro ceduto al Sassuolo per € 7 milioni, con una plusvalenza di € 6.996.000 e Radu Ionut ceduto all’ Inter per € 10.000.000, con una plusvalenza di € 4.666.667. Di seguito la tabella presente nella nota integrativa del bilancio pubblicato.

 

I ricavi da cessione temporanea prestazioni calciatori aumentano da € 1,44 milioni a € 1.827.500. L’importo maggiore riguarda Salcedo Eddie (FC Inter), per € 1.000.000. Il prestito di Serpe Laurens all’ Inter, nel 2019, ha fruttato 750.000 Euro.

Gli altri proventi da gestione calciatori riguardano Proventi derivanti da Premi valorizzazione e rendimento calciatori e si riferiscono ai calciatori riportati nella tabella della nota integrativa.

 

Tra i Premi valorizzazione e rendimento percepiti emergono Laxalt (AC Milan) con 4 milioni di Euro, seguito da Perin, Romero (Juventus) e Salcedo (FC Inter) con 2 milioni di Euro.

I costi da acquisizione temporanea prestazioni calciatori ammontano a € 2.855.000 (€ 1.272.417 nel 2018) e l’importo maggiore riguarda Salcedo Eddie (FC Inter) per € 1.000.000, seguito da Serpe Laurens (FC Inter) per € 750.000.

Le minusvalenze derivanti da cessione diritti pluriennali sono state pari a € 3.615.557 (€ 2.877.420 nel 2018). L’importo maggiore riguarda la Risoluzione Contrattuale di Lucarini Giacomo, che ha provocato una minusvalenza di € 1.149.425, seguita dalla cessione di Rossettini Luca al Lecce, che ha provocato una minusvalenza di € 1.083.478.

Gli altri oneri di gestione calciatori pari ad Euro 4.262.531, includono Euro 1.958.370 per costi per la valorizzazione dei calciatori.

Gli ammortamenti calciatori sono aumentati di circa 7,47 milioni di Euro, a causa degli investimenti effettuati.

 I costi.

 I costi del personale pari a € 62.451.799 (€ 55.626.028 nel 2018), rappresentano il 40,5 % del valore della produzione, ma, se considerassimo il Fatturato Netto tale percentuale salirebbe al 119,1%. L’incidenza del costo del personale sui costi della produzione è del 48,8%. Il costo del personale tesserato ammonta a € 57.611.764 (€ 50.959.584 nel 2018).

Al 31/12/2019, il numero dei dipendenti è di 171, di cui 44 calciatori (163 nel 2018, di cui 48 calciatori).

Gli ammortamenti delle immobilizzazioni immateriali totali sono pari a € 31.546.137 (€ 23.399.788 nel 2018). Quelli riguardanti la rosa dei calciatori ammontano a € 26,7 milioni (€ 19,2 milioni nel 2018), di cui Euro € 1.517.907 (€2.934.410 nel 2018) per i calciatori del settore giovanile.

Tra le immobilizzazioni figurano € 842.159 per l'ammortamento di costi pluriennali sostenuti su beni di terzi relativi principalmente ai lavori presso la Sede sociale di Pegli e per la ristrutturazione e il rifacimento dei campi e attrezzature sportive del Centro Sportivo Pio XII.

Il costo complessivo di gestione dei calciatori (costo del personale+ammortamenti) incide sul valore della produzione per circa il 57,8%.

 I costi per prestazioni di servizi diminuiscono del 4,8%, da € 12.598.854 a € 11.999.544. Tali spese comprendono i costi specifici tecnici pari a € 4.461.222 (€ 4.680.814 nel 2018), riguardanti le consulenze tecnico sportive per l’acquisto di calciatori e i costi per l’osservazione di calciatori. Le spese amministrative, pubblicitarie e generali diminuiscono di € 929.949, da € 4.697.263 a € 3.767.314.

 Dal grafico seguente, emerge come il costo del lavoro del Genoa, dato dalla somma del costo del personale e degli ammortamenti dei calciatori, nel corso degli anni sia stato ampiamente superiore al fatturato netto, tuttavia nel 2015 sembrava confermarsi una tendenza verso il riallineamento del costo del lavoro col fatturato netto. Tale tendenza è venuta meno dal 2017, anche a causa della riduzione del fatturato netto.

 

 

I costi per godimento beni di terzi ammontano a € 1.942.764 (€ 1.714.537 nel 2018). L’affitto di impianti e campi sportivi ammonta a € 1.100.833 a (€ 861.000 nel 2018), mentre l’affitto di impianti e campi sportivi per il settore giovanile risulta pari a € 225.150.

 La gestione finanziaria, è negativa per € 6 milioni (- € 6,2 milioni nel 2018) a causa degli interessi passivi verso banche per € 4.087.897 (€ 4.688.622 nel 2018) e altri interessi passivi per € 1.901.154 (€1.545.120 nel 2018).

Il risultato prima delle imposte è positivo per € 20.093.975; nel 2018 era negativo per € 385.446, nel 2017 era negativo per € 12.003.852.

L’IRAP corrente è pari a € 3.668.878 (€ 2.678.298 nel 2018) e l’IRES corrente ammonta a € 2.678.298 (€ 1.786.569 nel 2018). Nel 2019, come nel 2018, mancano i proventi da consolidato fiscale; mentre, nel 2017 erano pari € 2.107.660. Le imposte determinano un risultato netto positivo per € 10.230.834 (-€ 4.850.313 nel 2018).

 Il Pareggio di bilancio del Financial Fair Play dell’UEFA.

 Per quanto riguarda il Financial Fair Play dell’UEFA, l’aggregato dei risultati prima delle imposte 2017-2019 è positivo per 7,7 milioni di Euro. Tale risultato migliora di molto escludendo i costi “virtuosi” del settore giovanile.  

 Conclusioni.

 L’utile di esercizio realizzato nel 2019 ha interrotto una serie di sei esercizi chiusi in perdita. Determinanti si sono rivelate le plusvalenze realizzate, che hanno superato i ricavi da diritti TV.

Negli ultimi tre esercizi la media delle plusvalenze realizzate è superiore ai 53 milioni di Euro.

Negli ultimi tre esercizi la media dei ricavi TV è superiore ai 40 milioni di Euro.

Le plusvalenze realizzate nella sessione di calciomercato invernale di gennaio 2020, tra cui quella di Kouamé, e il contributo in c/capitale dell’Azionista di maggioranza sono risultati importanti per adottare il principio di continuità aziendale.

Le continue cessioni di calciatori, seppur dettate da motivi di continuità aziendale, dal punto di vista sportivo, collocana il Genoa nelle posizioni di bassa classifica della massima serie.

Per l’esercizio 2020, gli Amministratori, prima della sospensione per COVID-19, avevano definito una strategia aziendale orientata soprattutto al riequilibro dei costi rispetto ai ricavi attesi, al completamento degli investimenti dedicati alle strutture per l'allenamento, che erano iniziati nel secondo semestre dell'esercizio 2019, e al consolidamento della riorganizzazione tecnica degli organici.


sabato 11 luglio 2020

I conti dei club della Premier League 2018/19. Aumenta il fatturato, ma le perdite di Chelsea ed Everton la rendono meno profittevole.

 

Luca Marotta

jstargio@gmail.com

 

I conti dei club della Premier League relativi alla stagione sportiva 2018/19, continuano a mostrare, nel complesso, uno stato di salute buono, sotto il profilo del fatturato, della solvibilità e della solidità patrimoniale.  Sulla capacità di generare utili pesano le perdite registrate da Chelsea ed Everton.

Il fatturato netto 2018/19, pari complessivamente a 5,1 miliardi di sterline, rispetto al fatturato 2017/18 risulta in aumento del 7%, aumentando di £ 335,9 milioni (circa 381,1 milioni di Euro, ad un cambio medio annuale di 1£ = 1,1346 €).

L’incremento dei ricavi per la cessione dei diritti TV, rispetto alla precedente stagione sportiva, è stato di £ 202 milioni. Per la Premier League 2018/19 i proventi derivanti dalla cessione dei diritti TV, che incidono per il 59% sul 2018/19, continuano a prevalere sulle altre fonti di ricavo.

Dai dati esposti emergerebbe, senza dubbio, l’importanza dei diritti televisivi come fonte principale di ricavo per il fatturato netto. Nel 2018/19, i ricavi per diritti TV superano la somma dei totali delle altre fonti di ricavo, ossia circa 3 miliardi di sterline per i diritti TV e 2,1 miliardi di sterline per le altre fonti. Il tutto è merito delle condizioni contrattuali favorevoli che la Premier League è riuscita a spuntare per la cessione dei diritti televisivi.

Molto “saggia” appare la norma che riguarda le misure del controllo dei costi a breve termine che impone ai Club della Premier League di non aumentare i costi della rosa attingendo ai fondi provenienti dai i diritti TV della Premier League se non nell'ambito di determinati limiti. Tale norma che ha carattere prudenziale, potrebbe essere interpretata anche come misura di salvaguardia del sistema. In media, il costo del personale incide sul fatturato netto per il 63,7% (52,9% nel 2017/18).

 

 

Nel 2018/19, i club della English Premier League hanno registrato un risultato netto dopo le imposte negativo per £ 183,6 milioni (-€ 208,3 milioni). Nel 217/18 era positivo per circa £ 296,7 milioni. Invece, per la Serie A italiana 2018/19 il risultato netto aggregato di tutti i club risulta negativo per circa € 280 milioni e la voce ricavi TV supera nettamente la somma dei totali delle altre fonti di ricavo, con un’incidenza sul fatturato netto, che si avvicina al 53%, pertanto risulta necessario ricorrere alle plusvalenze per far quadrare i conti. Comunque bisogna evidenziare che i ricavi TV della Premier League 2018/2019, nel complesso inclusi i ricavi da competizioni UEFA, pari a circa £ 3,03 miliardi (€ 3,44 miliardi) sono quasi il triplo di quelli della Serie A 2018/19, inclusi i ricavi da competizioni UEFA, pari a circa 1,44 miliardi di Euro.

Si può affermare che i ricavi della Premier League 2018/2019, oltre ad essere nettamente superiori a quelli della Serie A italiana 2018/2019, fanno pensare anche ad un modello organizzativo meglio gestito oltre a migliori condizioni economiche generali di sistema.

 

Il Fatturato Netto.

 Il fatturato netto 2018/19 della Premier League è di £ 5,14 miliardi (£ 4,81 miliardi nel 2017/18; £ 4,56 miliardi nel 2016/17; £ 3,6 miliardi nel 2015/16 e £ 3,3 miliardi nel 2014/15), pari a circa 5,83 miliardi Euro.

I primi sei club per fatturato hanno occupato i primi sei posti della classifica della stagione sportiva ed hanno partecipato alle competizioni europee. Anche nel 2017/18 e nel 2016/17 i primi sei club per fatturato hanno occupato i primi sei posti della classifica della stagione sportiva; mentre nel 2015/16 ci fu il caso, ormai storico, del Leicester che giunse primo in Premier League con l’ottavo fatturato e il Southampton, che conquistò il sesto posto in campionato con il decimo fatturato.

 Nella stagione sportiva 2018/19, risulta che il Club col maggior fatturato netto, come anche nel 2017/18, 2016/17 e 2014/15, è stato il Manchester United con £ 627,1 milioni (£ 590 milioni nel 2017/18; £ 581,2 milioni nel 2017/18; £ 515,3 milioni nel 2015/16; £ 395,2 milioni nel 2014/15), che si è classificato al sesto posto in campionato (2° posto nel 2017/18; 6° nel 2016/17; 5° posto nel 2015/16; 4° nel 2014/15). Il Manchester City con il secondo fatturato pari a £ 535,2 milioni si è piazzato al primo posto in EPL (£ 500,5 milioni nel 2017/18 e 1° posto in EPL; £ 473,4 milioni nel 2016/17 e 2° posto in EPL; £ 391,8 milioni nel 2015/16 e 4° posto in EPL). Il Liverpool con £ 533 milioni ha il terzo fatturato, con il 2° posto in EPL (£ 455,1 milioni nel 2017/18 e 4° posto in EPL) e il Tottenham con £ 460,7 milioni ha il quarto fatturato con il 4° posto in EPL (nel 2017/18, sesto fatturato con £ 380,7 milioni e 3° posto in EPL); il Chelsea ha il quinto fatturato con £446,7 milioni e il 3° posto in EPL (5° nel 2017/18).

L’Arsenal con £ 390,1 milioni ha il sesto fatturato e si è piazzato al quinto posto in EPL (£ 415,4 milioni nel 2017/18 e 5° posto), facendo meglio di una posizione rispetto alla classifica del fatturato.

 

Se si considerasse il teorema secondo cui esiste una stretta correlazione tra fatturato e posizione in classifica, risulterebbe che il club che ha fatto meglio in Premier League rispetto alla classifica del fatturato sono due il Wolverhampton e il Bournemouth, che hanno scalato quattro posizioni; mentre i club che hanno fatto peggio è il Manchester United che ha perso cinque posizioni, rispetto alla posizione della classifica del fatturato.

 

Dal grafico emerge che i club che hanno fatto meglio in Premier rispetto al fatturato sono nove: Manchester City; Liverpool; Chelsea; Arsenal; WolverhamptonWatford; BournemouthBurnley e Cardiff City.

I club che hanno fatto peggio sono sei: Manchester United; West Ham; Newcastle United; Southampton; Brighton and Hove Albion e Fulham.

Cinque sono i club la cui posizione in base alla classifica della Premier League 2018/19 coincide con la posizione in classifica del fatturato, precisamente: Tottenham; Everton; Leicester; Crystal Palace; e Huddersfield Town.

 Negli ultimi tre posti della classifica del fatturato, figurano due squadre retrocesse: Cardiff City e Huddersfield Town. L’altro club retrocesso, il Fulham, mostrava il diciassettesimo fatturato.

 In sintesi, anche nel 2018/19, la classifica finale della Premier League, come nel 2017/18, ha parzialmente smentito la tesi che “vince chi fattura di più”.

 L’Incidenza dei Ricavi TV sul Fatturato Netto (TV and Broadcasting/Turnover).

 I ricavi per “TV and Broadcasting” della Premier League 2018/19 ammontano a circa 3 miliardi di sterline (£ 2,8 miliardi nel 2017/18; £ 2,77 miliardi nel 2016/17; £ 1,9 miliardi nel 2015/16), pari a circa 3,4 miliardi di Euro. Considerando il fatturato netto, senza plusvalenze, pari a £ 5,14 miliardi, si ottiene un’incidenza del 59%.

Sull’importo complessivo incidono anche le competizioni europee. I club che hanno disputato la UEFA Champions League 2018/19, sono stati 4 (5nel 2017/18): Manchester City; Liverpool; Tottenham e Manchester United. Il Chelsea e l’Arsenal hanno partecipato alla UEFA Europa League.

Il club col maggior fatturato televisivo è il Liverpool con £ 260,8 milioni, pari a circa 295,9 milioni di Euro, seguito da Manchester City con £ 253,2 milioni, pari a circa 287,3 milioni di Euro; Tottenham con £ 243,9 milioni (€ 276,7 milioni) e Manchester United con £ 241,2 milioni.

Subito dopo seguono gli altri club impegnati nelle competizioni europee: Chelsea con £ 200,2 milioni e Arsenal con £ 183 milioni.

Al settimo posto si colloca il Wolverhampton che ha fatturato £ 133,3 milioni (€ 151,3 milioni).

All’ottavo posto l’Everton che ha fatturato £ 132,7 milioni (€ 150,6 milioni).

Il Leicester ha fatturato £ 127,9 milioni, pari a circa 145,1 milioni di Euro, risulta all’ottavo posto (9° posto nel 2017/18).

 

 

Gli ultimi tre posti, come nel 2017/18 e nel 2016/17, sono occupati dai club retrocessi: Cardiff City con £ 106,9 milioni (€ 121,3 milioni); Huddersfield Town con £ 104,3 milioni (€ 118,3 milioni) e Fulham con £ 93,4 milioni (€ 105,9 milioni), che per la Serie A italiana sono una cifra da sesto posto.

 Per quanto riguarda la differenza con la Serie A italiana ammonta a circa 2 miliardi di Euro. Il dibattito riguardante sullo squilibrio interno e della differenza con i proventi di altre Leghe Europee si è concentrato soprattutto sui criteri di ripartizione dei diritti e non sulla struttura organizzativa della stessa Lega Serie A

 I ricavi da Match Day.

 Complessivamente i ricavi da Match Day incidono per il 13,8% sul fatturato netto escluse le plusvalenze e risultano pari a £ 677.2 milioni (£ 663,3 milioni nel 2017/18), circa 768.4 milioni di Euro.

Per le prime tre posizioni, la classifica rispecchia quella dell’anno precedente, con al primo posto il Manchester United, seguito dall’Arsenal, Liverpool.

In genere, dovrebbe esserci una stretta correlazione tra incassi da botteghino, capacità dello stadio e numero di eventi ospitati.

 Il Tottenham ha giocato nel “Wembley Stadium”, con una capacità di 90 mila spettatori, 14 partite su 19 e le restanti 5 le ha disputate nel “Tottenham Hospur Stadium”, con una capacità di 62.303 spettatori.

 

Il club col maggiore importo di incassi è il Manchester United con £ 110,8 milioni, seguito dall’Arsenal con £ 96,2 milioni. Il Liverpool si colloca al terzo posto con £ 84,2 milioni. Rispetto al 2017/18, al quarto posto, il Tottenham con £ 81,7 milioni supera il Chelsea con £ 73,9 milioni.

Il Manchester City è sesto con £ 56,6 milioni. Come nel 2017/18 all’ultimo posto si colloca Huddersfield Town con £ 5 milioni.

Al terzultimo posto e al penultimo posto si collocano, rispettivamente il Burley e il Bornemouth, che sono club che hanno centrato l’obiettivo della permanenza in Premier League. In particolare, il Bournemouth, è il club con lo stadio con minore capacità.

 I ricavi commerciali.

I ricavi commerciali, compresi i ricavi da “Corporate Hospitality” e gli altri ricavi, incidono per il 27,8% sul fatturato netto. Il totale complessivo ammonta a 1,43 miliardi di sterline, pari a circa 1,62 miliardi di Euro, che è una cifra nettamente superiore ai ricavi TV della Serie A italiana 2018/19, che è la maggiore fonte dei ricavi della stessa.

Al primo posto si colloca il Manchester United con £ 275,1 milioni, pari a circa 312,1 milioni di Euro. Il Manchester City, anche con l’aiuto delle sponsorizzazioni con parti correlate si colloca al secondo posto con £ 227 milioni. Il Liverpool, si colloca al terzo posto con 188 milioni; mentre il Chelsea risulta quarto con £ 179,9 milioni, davanti al Tottenham con £ 135,2 milioni. L’Arsenal è al sesto posto con £ 110,9 milioni.

Il Fulham, che è retrocesso, occupava il decimo posto con £ 33,7 milioni, pari a circa 38,2 milioni di Euro.


 Gli ultimi due posti sono occupati da Huddersfield Town e Cardiff City, club retrocessi. Il terzultimo posto è occupato dal Bournemouth.

 Il Player Trading.

 Gli Ammortamenti e l’impairment sui diritti alle prestazioni dei calciatori ammontano complessivamente a £ 1,31 miliardi. Il risultato complessivo relativo alle cessioni dei calciatori 2018/19 è pari a £ 434,1 milioni, quasi la metà dell’esercizio precedente, e non riesce a coprire il costo annuale dei cartellini dei calciatori. Il risultato complessivo del Player Trading è negativo per £ 878,4 milioni (-£ 325,3 milioni nel 2017/18). Nessun club mostra un risultato del Player trading positivo.

Il club col maggior costo per ammortamenti calciatori è il Chelsea con £ 167,6 milioni, seguito dal Manchester City con £ 126,6 milioni e dal Manchester United con £ 125,5 milioni. Non a caso espongono il peggior risultato relativo al Player Trading, anche perché i grandi club hanno altre fonti di ricavo, cui attingere.

Il club col miglior risultato in tema di cessione calciatori è il Chelsea con £ 60,5 milioni, seguito dal Leicester con £ 58,4 milioni; Liverpool con £ 45,5 milioni e Manchester City con £ 38,8 milioni.

 

 
Non è forse un caso, che un campionato che ha un fatturato netto elevato per diritti tv, ricavi commerciali e ricavi da gare, abbia un risultato da Player Trading negativo, anche perché la possibilità di acquisire calciatori con un costo del cartellino molto elevato, comporta necessariamente l’evidenziazione di notevoli costi per ammortamento.

 Il Costo del Personale.

 Il Costo totale del personale dei club della Premier League 2018/19 è di circa 3,1 miliardi di Sterline (£ 2,83 miliardi nel 2017/18) e assorbe circa il 63,7% del Fatturato Netto (58,9% nel 2017/18).

Il club col maggior costo del personale è risultato il Manchester United con £ 332,4 milioni, seguito dal Manchester City con £ 315,3 milioni, dal Liverpool con £ 309,9 milioni e dal Chelsea con £ 285,6 milioni.

Per quanto riguarda i club che si sono classificati ai primi tre posti del campionato, il Manchester City, vincitore del campionato, detiene il secondo costo con £ 315,3 milioni (3° costo del personale nel 2017/18, con £ 259.6 milioni). Il Costo del Personale del Manchester United, giunto al sesto posto in campionato, si colloca al primo posto con £ 332,4 milioni (primo costo con £ 295,9 milioni nel 2017/18). Il Tottenham, arrivato quarto in Premier League, ha il sesto costo del personale con £ 178,6 milioni (6° costo nel 2017/18, con £ 147,6 milioni).

 
I club retrocessi mostravano il quindicesimo costo del personale, pari a £ 92,6 milioni, con il Fulham; il diciannovesimo costo del personale, pari a £ 92,2 milioni con l’ Huddersfield Town e il ventesimo costo del personale con il Cardiff City con £ 53,7 milioni.

 In termini di rapporto tra costo del personale e fatturato il club che ha il rapporto più elevato risulta l’Everton con 85,3%; seguito dal Bournemouth con 84,6%; dal Leicester con 83,8%; dal Southampton col 77,2%; dal Crystal Palace con il 76,8%; dal West Ham con il 71,2% e dal Brighton con il 70,8%. Tali sette club sono anche quelli che superano la soglia del 70%. Invece, il club con il rapporto più basso risulta il Tottenham con il 38,8%, che è anche al di sotto della soglia del 50% insieme al Cardiff City col 43,8%.

 Se si considerasse il Costo del Lavoro Allargato, comprensivo di costo del personale e ammortamenti, a punto, risulterebbe che il club che ha speso meno è il Wolverhampton con £ 2,31 milioni a punto, seguito dal Fulham con £ 2,40 milioni a punto realizzato. Il Tottenham risulta il quinto club (4° nel 2017/18) che ha speso meno per ogni punto conquistato con £ 2,70 milioni (£ 2,74 milioni nel 2017/18).

Il club Huddersfield Town retrocesso ha speso 3,72 milioni di sterline a punto.

Il Cardiff City retrocesso ha speso 5,03 milioni di sterline a punto.

La media del costo del lavoro allargato a punto risulta di 4,08 milioni a punto (£ 3,84 milioni nel 2017/18). I club sopra la media sono otto: Manchester United; Chelsea; Cardiff City; Everton; Leisester; Arsenal; Manchester City e Liverpool.


 Il club col maggior costo del lavoro allargato, ossia il Manchester United ha speso in termini di costo del lavoro allargato, per realizzare punti in campionato, la cifra di £ 6,94 milioni a punto. Il Manchester City, che ha vinto il campionato, ha speso £ 4,51 milioni per ogni punto, anche per il fatto che ha conquistato 98 punti. Il Chelsea ha speso £ 6,29 milioni a punto e l’Arsenal 4,66 milioni a punto.

Il Cardiff City, che è retrocesso, ha speso £ 2,37 milioni a punto.

 L’Incidenza del Costo del Personale sui Ricavi TV.

 L’Incidenza del Costo del Personale sui Ricavi TV complessivi della Premier League 2018/19, in media è del 100,3% (95,5% nel 2017/18; 90,1% nel 2016/17; 116,7% nel 2015/16). In altre parole i ricavi TV coprono il 97,5% del costo del personale. Poiché, nel 2018/19, Manchester United e Chelsea hanno registrato un consto del personale superiore ai ricavi TV. Si pensi che nel 2012/13 l’incidenza del Costo del Personale sui Ricavi TV era del 147,4%.

Ciò sta a significare che i ricavi TV della Premier League riescono a coprire completamente il costo del personale. Tuttavia, i segnali di miglioramento sono evidenti, perché nel 2012/13 la percentuale di copertura, da parte dei ricavi TV, era inferiore essendo pari al 67,8%.

Il vantaggio della Premier League, rispetto alla Serie A, è che i ricavi TV, sono nettamente superiori, come lo sono le altre componenti del fatturato caratteristico, e sta esercitando effetti positivi la misura del controllo dei costi a breve termine.

 Il Risultato Prima delle Imposte Aggregato.

 Il Risultato Prima delle Imposte aggregato della Premier League 2018/19 è negativo per 153,7 milioni di sterline (positivo per £ 472,7 milioni nel 2017/18; positivo per £ 571 milioni nel 2016/17; negativo per £ 94,5 milioni nel 2015/16; positivo per £ 122,8 milioni nel 2014/15). Sul dato aggregato incide il fatto che 2 club, Chelsea ed Everton, espongono un risultato prima delle imposte negativo superiore a 100 milioni di sterline, cui si deve aggiungere anche la perdita dell’Arsenal superire ai 30 milioni di sterline.

Il Tottenham espone il risultato positivo migliore con £ 87,4 milioni, seguito dal Liverpool con 41,9 milioni e dal Newcastle United con £ 41,2 milioni.

 

 Risultano dieci club con un dato negativo; mentre nel 2017/18 erano sette; nel 2016/17 era solo uno; nel 2015/16 erano otto club e nel 2014/15 erano solo sei club.

I club in perdita oltre £ 100 milioni, che determina il risultato aggregato negativo sono: Everton e Chelsea. Nel caso dell’Everton, sullo squilibrio economico, ha pesato l’aumento degli ammortamenti nel caso del Chelsea l’aumento del costo del personale.

 La Situazione Patrimoniale.

 Il totale delle attività, ossia dei mezzi a disposizione, dei club della Premier League, relativi alla stagione sportiva 2018/19, ammonta a circa 9,92 miliardi di Sterline (£9,2 miliardi nel 2017/18; £ 7,6 miliardi nel 2016/17; £ 6,8 miliardi nel 2015/16), pari a circa 11,26 miliardi di Euro. Tali mezzi sono finanziati con mezzi propri per circa il 27,8% (30,9% nel 2017/18).

Per la classifica relativa all’attivo, il club con l’attivo più elevato, e quindi con più mezzi a disposizione è il Tottenham (quarto in campionato) con £ 1,69 miliardi seguito dal Manchester United con 1,49 miliardi di sterline, che si è classificato in campionato al sesto posto; dal Manchester City (primo in campionato) con £ 1,18 miliardi e dall’Arsenal con £ 922 milioni (in campionato al quinto posto). Il Chelsea, che è arrivato terzo in campionato, risulta con un attivo di 876,4 milioni di sterline, al quinto posto per mezzi a disposizione.

 
Non figurano club con meno di 100 milioni di sterline di attivo, ossia di mezzi a disposizione.

Il club con l’importo minore di attivo, come l’esercizio precedente, è l’Huddersfield Town con 118,8 milioni di sterline.

 L’attivo non corrente totale della Premier League 2018/19 ammonta a £ 7,46 miliardi (£ 6,65 miliardi nel 2017/18); tale voce è aumentata, rispetto alla stagione precedente del 12,15%.  Tra i club col maggior attivo non corrente spiccano il Tottenham con £ 1,54 miliardi, a causa dell’importante investimento nel nuovo stadio, seguito dal Manchester United con £ 1,11 miliardi e il Manchester City con £ 8563,1 milioni.

 L’attivo corrente totale della Premier League 2018/19 ammonta a £ 2,46 miliardi (£ 2,55 miliardi nel 2017/18).

 L’ammontare dei mezzi propri totali è di £ 2.83 miliardi (£ 2.84 miliardi nel 2017/18); tale voce è diminuita, rispetto alla stagione precedente di dello 0,24%.

 Come negli esercizi precedenti, il Club col maggior Patrimonio Netto è il Manchester City, con £ 756,7 milioni, seguito dal Chelsea con £ 463.7 milioni; Manchester United, con £ 415,2 milioni; Tottenham con £ 403.7 milioni milioni ed Arsenal con £ 392,9 milioni. I club con più di £ 100 milioni di Patrimonio Netto sono otto: Manchester City; Manchester United; Arsenal; Tottenham; Liverpool; Chelsea; Everton e Leicester.

 Il Club col maggior Equity Ratio è il Manchester City, con 69%, seguito dal Burnley col 58%; dal Chelsea con 52,9%; Arsenal con 42,6% e Leicester con 33,3%.

Il club che presenta l’Equity Ratio negativo peggiore è il Cardiff City con -90,3%, seguito dal West Ham con -36,3%.

Figurano sette club con patrimonio netto negativo: Cardiff City Huddersfield Town; West Ham; Watford; Wolverhampton; Bournemouth e Brighton.

Il club che presenta il Patrimonio Netto negativo più elevato è il Cardiff City con £ –118 milioni, seguito dal West Ham con £ -78,1 milioni.

Il Passivo corrente totale della Premier League 2018/19 ammonta a £ 4,17miliardi (£ 3,72 miliardi nel 2017/18); tale voce è aumentata, rispetto alla stagione precedente del 12,3%. In genere, nel passivo corrente delle squadre di calcio vengono allocati anche i ricavi anticipati per abbonamenti relativi alla stagione successiva, che non sono veri e propri debiti.

Il Passivo non corrente totale della Premier League 2018/19 ammonta a £ 2,91 miliardi.

 L’INDICE DI SOLVIBILITA’ TOTALE

Il rapporto tra attività totali e debiti totali determina l’indice di solvibilità totale. Si è solvibili quando il totale dell’attivo è superiore al totale dei debiti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più si è solvibili.

L’insieme dei club della Premier League 2018/19 evidenzia un indice di solvibilità totale abbondantemente superiore a 1, essendo pari a 1,4 (1,45 nel 2017/18; 1,46 nel 2016/17; 1,43 nel 2015/16), ciò vuol dire che complessivamente il valore dei beni a disposizione è sufficiente a pagare i debiti.

Tuttavia per sette club il valore è inferiore a 1 e si tratta di Cardiff City; Brighton & Hove Albion; Watford; West Ham; Huddersfield Town; Bournemouth e Wolerhampton.

NET DEBT

 

Per quanto riguarda la posizione finanziaria netta complessiva è negativa per £ 1,76 miliardi (£ 1,69 miliardi nel 2017/18). Tuttavia figurano cinque club con una posizione finanziaria netta positiva: Chelsea; Burnley; Fulham; Manchester City e Southampton.

I club che superano l’importo di 100 milioni di sterline come posizione finanziaria netta negativa sono cinque: Tottenham; Manchester United; Newcastle; Brighton e Wolverhampton.  

 Conclusioni.

 Dai dati relativi alla stagione sportiva 2018/19, si può affermare che il business della Premier League appare solido, solvibile e profittevole.

Indubbiamente, i ricavi relativi alla cessione dei diritti TV, che sono diventati la principale fonte di reddito della Premier League sia in valore assoluto che come peso percentuale, svolgono un ruolo importante. L’importo notevole dei ricavi relativi alla cessione dei diritti TV per la Premier League unitamente alle Regole Inglesi in tema di controllo economico-finanziario, che pongono un limite alle perdite triennali e stabiliscono delle misure di controllo dei costi del personale, unitamente ai ricavi commerciali e da botteghino, sono alcune delle cause che contribuiscono a rendere solido il business della Premier League. Altre cause bisognerebbe ricercarle nel modello organizzativo e nella dotazione di infrastrutture.

Nel breve periodo, bisognerà considerare e valutare gli effetti della sospensione, avvenuta nel 2019/20 per la Pandemia da Coronavirus Covid-19.

Nel medio-lungo periodo, sarà interessante seguire nel futuro, come le condizioni economiche generali, potranno influenzare la solidità del business, si pensi alla “Brexit” o ad eventuali svalutazione della sterlina.


domenica 5 luglio 2020

Bilancio Torino 2019: seconda perdita consecutiva, continua il calo delle plusvalenze e l’aumento dei costi.

 

Luca Marotta

jstargio@gmail.com

Il bilancio dell’esercizio 2019 della società FC Torino Spa, si è chiuso con una perdita di Euro 13.971.466, che costituisce la seconda perdita consecutiva, dopo che l’esercizio 2018 si era chiuso con una perdita di € 12.361807.

Dal 2013 al 2017, grazie alle plusvalenze, la società FC Torino Spa aveva evidenziato risultati positivi: nel 2017, l’utile, al netto delle imposte era pari ad Euro 37.242.636, che seguiva il risultato positivo del 2016, pari ad Euro 1.391.789; quello del 2015 pari a 9,5 milioni di Euro, quello del 2014, che era pari a 10,6 milioni di Euro e quello del 2013, che ammontava a € 1.070.775.

Il risultato negativo del 2019, è dovuto essenzialmente all’aumento dei costi della produzione (+3.8%) superiore all’aumento del valore della produzione (+2,7%).

L’aumento dei costi della produzione è dovuto all’aumento del costo del personale e all’aumento degli ammortamenti dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori. Si pensi che gli investimenti effettuati nella rosa calciatori negli ultimi due esercizi, risultano pari al 39,9% di tutti quelli effettuati dal 2009.

Dal 2012, la proprietà del Torino ha instaurato una gestione che cerca di autofinanziarsi, grazie alla vendita dei calciatori. Tuttavia, dal 2018, le plusvalenze sono risultate insufficienti, per raggiungere una situazione di equilibrio economico, per quanto riguarda la gestione corrente, anche a causa dell’aumento dei costi soprattutto quello del personale.  

 Il grafico mostra come dal 2012 il costo del personale sia ampiamente al di sotto del fatturato netto.

Il problema è che dal 2018 sono aumentati gli ammortamenti dei calciatori, a causa degli investimenti effettuati, tendenza confermata nel 2019, e pertanto il costo del personale unitamente agli ammortamenti calciatori supera il fatturato netto.

 

In ogni caso negli esercizi precedenti si deve comunque considerare ed evidenziare il grosso peso che hanno avuto le plusvalenze nel determinare i risultati positivi; come anche l’aumento dei diritti TV nazionali.

Nelle ultime stagioni dal punto di vista sportivo è mancata la partecipazione alle competizioni europee, che avrebbe potuto fornire degli importanti ricavi aggiuntivi.

Dal punto di vista sportivo l’anno solare 2019 racchiude il secondo semestre della stagione sportiva 2018/19 e il primo semestre della stagione sportiva 2019/20.

La stagione sportiva 2018/19 si è conclusa con il Torino che ha concluso il campionato di Serie A al settimo posto con 63 punti ed è stato eliminato agli ottavi di Coppa Italia dalla Fiorentina.

La sentenza che ha escluso il Milan dalle competizioni europee, ha determinato l'accesso del Torino ai turni preliminari della Competizione Europa League. 

Nella stagione sportiva 2019/20, che è stata caratterizzata dall’interruzione dovuta al Covid-19, il Torino compete per la seconda parte della classifica della Serie A. Il Torino è stato eliminato ai turni preliminari della Competizione Europa League dal Wolverhampton ed è stato eliminato ai quarti di Coppa Italia dal Milan.

Negli ultimi esercizi, sul fronte della guida tecnica, sembra che ci sia un po’ di turbolenza. Infatti, nel gennaio 2018 Walter Mazzarri è subentrato a Mihajlovic esonerato e, a sua volta, nel febbraio 2020 Walter Mazzarri è stato esonerato, e gli è subentrato Longo.

 

Il Gruppo.

 

“TORINO FOOTBALL CLUB S.P.A.” non detiene partecipazioni in società controllate e, per questo motivo, non redige il bilancio consolidato ed è controllata direttamente dalla società “U. T. Communications S.p.A.” con sede legale in Milano, Via Montenapoleone, 8, che redige il bilancio consolidato del Gruppo U.T. Communications.

Nell’Assemblea degli azionisti del 15 aprile 2019, che ha approvato il bilancio, risultava la società UT Communications Spa, come socio unico.

Dal bilancio emergono rapporti con parti correlate, che sono: Cairo Pubblicità; Cairo Communication, LA7 e U.T. Communications.

 

La continuità aziendale.

 La relazione della società di revisione “FV & C. Sas” non contiene rilievi ed eccezioni, né richiami informativa.  Nella relazione della società di revisione è scritto: “siamo giunti ad una conclusione sull'appropriatezza dell'utilizzo da parte degli amministratori del presupposto della continuità aziendale”.

In base a quanto evidenziato dagli amministratori, il Torino mostra una gestione corrente, al netto della gestione calciatori con un risultato prima delle imposte positivo per € 4.639.000 (negativo per €581 mila nel 2018) e una gestione calciatori con un risultato prima delle imposte negativo per € 21.491.000 (- € 14,39 milioni nel 2018). Tale ultima gestione ha beneficiato di plusvalenze per 11,86 milioni di Euro (€ 15,3 milioni nel 2019; € 71,2 milioni nel 2017; € 9,98 milioni nel 2018; € 17,8 milioni nel 2015 ed € 32 milioni nel 2014). Bisogna evidenziare il sostanziale equilibrio raggiunto nella gestione corrente; tuttavia nel 2019, come nel 2018, la gestione calciatori, ha impattato negativamente, soprattutto per gli investimenti effettuati nell’acquisto di calciatori e del calo delle plusvalenze realizzate.  

 Per una gestione che si è autofinanziata bisogna risalire al 2017.

 La Struttura dello Stato Patrimoniale.

 Il totale dell’attivo è diminuito di Euro 6.777.811, da € 147.924.518 a € 141.146.707. Il 64,4% dell’attivo è rappresentato da immobilizzazioni (60,9% nel 2018). I diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, rappresentano il 97,82% (98,02% nel 2018) delle immobilizzazioni e ammontano a € 88.958.000 (€ 88.359.846, nel 2018).

Le disponibilità liquide, pari a € 2.092.081, incidono sull’attivo per l’ 1,5%.

 L’INDICE DI INDEBITAMENTO

Il rapporto tra patrimonio netto e il totale delle passività determina l’indice di indebitamento. Tale valore deve muoversi all’intorno di 1. Nel caso in questione, l’indice di indebitamento è pari a 0,32 (0,48 nel 2018).

Tuttavia, grazie all’autofinanziamento realizzato negli esercizi precedenti, l’incidenza dei mezzi propri nel finanziamento delle attività, rappresentata dall’equity ratio è pari al 24,3%.

 L’INDICE DI SOLVIBILITA’ TOTALE

Il rapporto tra attività totali e debiti totali determina l’indice di solvibilità totale. Una società è solvibile quando il totale dell’attivo è superiore al totale dei suoi debiti. Quanto maggiore risulta tale indice, tanto più la società è solvibile. Nel caso in questione, l’indice di solvibilità totale è pari a 1,33 (1,48 nel 2018), ciò vuol dire che il club possiede dei beni il cui valore è sufficiente a pagare i debiti.

 L’INDICE DI SOLVIBILITA’ CORRENTE

Il rapporto tra attività correnti e passività correnti determina l’indice di solvibilità corrente. Tale indice serve a verificare se l’attivo corrente è in grado di pagare i debiti a breve. Nel caso in questione, l’indice di solvibilità corrente è pari a 0,52, ciò vuol dire che l’attivo a breve non sarebbe in grado di pagare i debiti a breve. Tuttavia, bisogna evidenziare che nelle passività a breve sono presenti ratei e risconti passivi per € 15.716.652, che rappresentano il 19,6% del passivo corrente.

Secondo il calcolo degli Amministratori, del “quoziente di disponibilità”, il rapporto tra attività correnti e passività correnti è pari a 0,629, mentre nel 2018 era pari a 0,909.

 RAPPORTO TRA RICAVI OPERATIVI E ATTIVITA’ TOTALI

Il rapporto tra ricavi operativi, e attività totali, risponde ad una semplice ma fondamentale domanda: quanto è investito e quanto si fattura?

Considerando solo il fatturato netto e la semisomma delle attività iniziali e finali, l’indicatore è pari al 54,4%, pertanto ogni 100 Euro investiti si incassano 54,4 Euro; mentre, se si considerasse il valore della produzione, comprensivo delle plusvalenze, l’indicatore è pari al 66,1%, (65,17% nel 2018).

ROI - RAPPORTO TRA REDDITO OPERATIVO E ATTIVITA’ TOTALI

Tale indicatore è la chiave per calibrare il buon funzionamento di un club calcio. Se si ottiene un ritorno economico adeguato, vuol dire che le attività sono gestite in modo efficiente e i ricavi operativi e le spese operative risultano ben dimensionati.

Considerando come reddito operativo la differenza tra valore e costo della Produzione, il reddito operativo è negativo ed è pari a 16.744.058 e per il Torino risulterebbe che per ogni 100 Euro investiti si perderebbero 11.5 Euro.

  


 Il Patrimonio Netto.

 

Il patrimonio netto è positivo per € 34.249.409 (€ 48,22 milioni nel 2018; € 60,58 milioni nel 2017). Durante l’esercizio, si è verificato un decremento dovuto esclusivamente alla perdita di esercizio pari a € 13.971.466.

I mezzi propri finanziano il 24,3% (32,6% nel 2018) degli impieghi e questo significa che l’attivo è finanziato col capitale di terzi per il 75,7%.

 Indice di Copertura del Patrimonio Calciatori.

Tale indice fornisce informazioni circa la capacità di copertura degli investimenti in Diritti Pluriennali con i Mezzi Propri. Il patrimonio netto non è sufficiente da solo a coprire il valore netto dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, segnando un rapporto percentuale del 38,5%, che risulta in peggioramento rispetto al 54,6% del 2018. Nel 2017 era pari al 133,9%; nel 2016 era pari al 50%; nel 2015 al 54,6% e al 47,9% nel 2014.

 Il capitale circolante netto negativo per 40,43 milioni di Euro, comprende ratei e risconti passivi per € 15.716.652.

Secondo il calcolo degli Amministratori, che esclude la posizione finanziaria, il capitale circolante netto risulta negativo per € 51.494.000 e nel 2018 era negativo per € 36.140.000.

 L’indebitamento finanziario.

 

Praticamente dal 2014, l’indebitamento finanziario è stato azzerato. Non esistono debiti bancari e debiti verso altri finanziatori. Le disponibilità liquide risultano pari a € 2 milioni (€ 5,9 milioni nel 2018), pertanto si ha una posizione finanziaria netta positiva per lo stesso importo.

 Nel 2018 era positiva per € 5,9 milioni di Euro; nel 2017 era positiva per 18,9 milioni di Euro nel 2016 era positiva per 6,53 milioni di Euro; nel 2015 era positiva per 7,7 milioni di Euro e nel 2014 per 11,2 milioni di Euro.

 Oltre al fatto che la posizione finanziaria netta è positiva, bisogna evidenziare che il Margine Operativo Lordo (EBITDA), è positivo per € 12,4 milioni (€ 6,91 milioni nel 2018; € 71,36 milioni nel 2017; € 17 milioni nel 2016; € 27,4 milioni di Euro nel 2015 ed € 40,5 milioni nel 2014), come al solito risulta decisiva la gestione calciatori positiva per € 6,56 milioni. L’EBITDA 2019 non è risultato sufficiente per far fronte agli ammortamenti, alla gestione finanziaria e alle imposte.

 I crediti verso società calcistiche diminuiscono di € 1.225.000 e ammontano a € 23.793.000 (€ 25.018.000 nel 2018), di cui crediti per trasferimenti internazionali di calciatori per Euro 17.883.000 e crediti per trasferimenti nazionali per Euro 6.176.000.

I debiti verso squadre di calcio aumentano di € 8.998.000 e sono pari a € 55.235.000 (€ 46.237.000 nel 2018), di cui Euro 37.265.000 riguardano i Debiti per trasferimenti nazionali.

Ai fini del Financial Fair Play la nozione di Net debt, già nota in base alla vecchia regolamentazione, come differenza tra debiti finanziari e disponibilità liquide integrata del saldo tra debiti e crediti verso società di calcio, è stata ulteriormente integrata con la considerazione nel conteggio anche dei debiti fiscali e previdenziali non correnti. In genere tali debiti riguardano le rateizzazioni pluriennali col fisco, che nel caso del Torino sono assenti.

Il saldo, tra crediti e debiti relativi al calciomercato risulta negativo per € 31,4 milioni (€ 21,2 milioni nel 2018), non essendoci debiti tributari non correnti, la posizione finanziaria netta ai fini del Financial Fair Play, è negativa per € 29,35 milioni, comunque, al di sotto dell’importo del fatturato netto.

Il nuovo regolamento del Fair Play Finanziario ha introdotto la nozione di “Relevant Debt”. La nozione di debito rilevante (“Relevant Debt”) corrisponde alla nozione di “Net Debt” meno l'importo del debito direttamente attribuibile alla costruzione e/o alla modifica sostanziale dello stadio e/o alle strutture di formazione dall'inizio del debito fino a 25 anni dopo la data in cui il debito l'attività è dichiarata pronta per l'uso. Il “Relevant Debt” non deve essere superiore congiuntamente a due limiti: € 30 milioni e a 7 volte la media della differenza tra valore e costi della produzione. Nel caso del Torino, al 31.12.2019, sono assenti debiti per la costruzione di un nuovo stadio.

 Il Rendiconto Finanziario

La Posizione Finanziaria netta è peggiorata di 3,85 milioni di Euro, da € 5,94 milioni a € 2,09 milioni, perché il CASH FLOW della Gestione Operativa corrente è stato positivo per Euro 3.449.935 (-€12.766.329 nel 2018), soprattutto a causa delle variazioni del capitale circolante netto positive per € 4.208.754 e il CASH FLOW DELLE ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO è risultato negativo per Euro  7.303.000, soprattutto a causa del flusso netto negativo da investimenti in Diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori che hanno determinato afflussi di cassa per Euro 17.556.000; mentre si è registrato un incremento dei debiti verso società calcistiche di Euro 8.998.000 ed un decremento dei crediti verso società calcistiche di Euro per 827.000.

In altre parole, il fabbisogno della gestione corrente negativa unitamente al flusso dell’attività di finanziamento negativo per Euro 7.303.000, ha determinato una variazione negativa di disponibilità liquide per Euro 3.853.065.

 Altri Debiti.

 I debiti tributari aumentano da € 5.765.624 a € 6.686.205. Tali debiti finanziano il 4,4% dell’attivo. Tali debiti riguardano esclusivamente i debiti per le ritenute dei dipendenti da versare pari a € 6.187.000 (€ 5.765.624 nel 2018).

I debiti verso Debiti verso Erario per IVA 489 mila.

 I debiti verso il personale sono pari a € 5.338.000 (€ 7.195.000 nel 2018) e incidono solo per l’8,6% sul costo del personale, indice di una sostanziale puntualità nei pagamenti. Infatti, tali debiti riguardano le mensilità di novembre e dicembre 2019 oltre ai premi maturati, ma liquidabili alla fine della stagione sportiva. Tali debiti finanziano il 3,8% dell’attivo.

 I fondi rischi e oneri futuri ammontano a € 7.151.755 (€ 10.981.878 nel 2018). La maggior parte dell’importo riguarda il fondo imposte differite pari a € 7.128.247 (€ 10.931.878 nel 2018), riconducibile alle differenze temporali di imposizione fiscale relative alle plusvalenze ai fini IRES.

Il fondo rischi per insolvenza clienti, pari a Euro 24 mila, è riconducibile alla quota di competenza del Torino FC del rischio di insolvenza dei clienti della concessionaria Cairo Pubblicità che hanno acquistato spazi pubblicitari allo Stadio Olimpico di Torino, in accordo con le previsioni del contratto di concessione della raccolta pubblicitaria in essere.

 L’ Indicatore di Indebitamento della FIGC.

 Indicatore di Indebitamento è finalizzato a misurare il grado complessivo di Indebitamento della società in rapporto al Valore della Produzione medio degli ultimi tre esercizi. Secondo la FIGC, detto indicatore di Indebitamento rappresenta il raccordo tra la componente finanziaria dei Debiti e quella economica del Valore della Produzione e segnala in modo sintetico la sostenibilità dell’indebitamento.

I debiti iscritti in bilancio al 31.12.2019 ammontano a € 83.618.856, da tale aggregato deve essere sottratto l’importo delle Attività Correnti (C.U.25/A del 18 dicembre 2019 della FIGC), mentre il valore della produzione medio degli ultimi tre anni è pari a € 112,17 milioni.

 Pertanto il rapporto tra debiti e valore della produzione medio degli ultimi tre esercizi è pari a 0,406 (0,289 nel 2018), comunque nettamente inferiore alla soglia massima consentita stabilita dalla FIGC per la Serie A pari a 1,2.

Anche gli Amministratori hanno calcolato l’Indicatore di Indebitamento previsto dalle N.O.I.F. emanate dalla FIGC che è pari a 0,423 (0,204 nel 2018).

 Il Valore della Rosa.

 Il valore dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori è aumentato di 43,1 milioni di Euro, da € 88,36 milioni a € 88.958.000.

 

 Durante il 2019 sono stati effettuati investimenti per 40,87 milioni (€ 67,72 milioni nel 2018), cessioni con un valore residuo contabile netto di € 12,21 milioni (€ 3,44 milioni nel 2018) e ammortamenti per € 28,06 milioni (€ 21,18 milioni nel 2018).

Gli incrementi riguardano: Simone Verdi (Napoli) per € 21.362.000; Ola Aina (Chelsea) per € 10.216.000; Cristian Ansaldi (Inter) per € 2.253 .000 e Koffy Djidji (Nantes) per €3.224.000.

 Le cessioni hanno riguardato principalmente: Mbaye Niang (Stade Rennais); Adem Ljajic (Besiktas).

 Al 31/12/2019 il calciatore col valore contabile residuo più elevato è Simone Verdi con € 19.504 .000; seguito da Simone Zaza con Euro 11.086.000; Ola Aina con € 8.939.000 e Soualiho Meité con € 8.068.000. Andrea Belotti figura con una valore residuo contabile di 2.858.000 Euro.

Dal 2009 al 2019 sono stati investiti complessivamente € 271,92 milioni con una media annuale di € 24.72 milioni.

La Gestione Economica.

La Gestione Economica mostra un incremento del valore della produzione di 2,53 milioni, pari al 2,7%. Tale variazione comprende il calo delle plusvalenze di Euro 3,47 milioni.

Il valore della produzione, è aumentato da € 93,8 milioni a € 96,3 milioni.

I costi della produzione aumentano del 3,8%, da € 108,89 milioni a € 1113,08 milioni.


I ricavi.

 Se si considerasse il fatturato netto, senza la gestione economica dei calciatori, si otterrebbe un aumento del fatturato netto dell’8,8%.

I ricavi da gare aumentano da € 5,97 milioni a € 6,69 milioni. Figurano ricavi da biglietteria relativi ai preliminari di Europa League per € 886.000. I ricavi da biglietteria per gare nazionali sono diminuiti da € 3.440.000 a € 3.364.000. I ricavi da abbonamenti sono diminuiti di poco da € 2.469.000 a € 2.407.000. La variazione dei ricavi da biglietteria per gare nazionali dipende anche dal numero di gare casalinghe di “cartello” delle stagioni sportive 2018/19 e 2019/20 che si sono disputate nell’anno solare 2019.  

I ricavi commerciali, considerando le royalties, sono aumentati da € 8,87 milioni a € 10,08 milioni. I ricavi da sponsor aumentano del 28,5%, da € 5.502.000 a € 7.068.000. I Proventi pubblicitari generati dalla Concessionaria Cairo Pubblicità, derivanti dalla retrocessione dell’85%, sono diminuiti da € 3.368.000 a € 3.018.000.

I ricavi da diritti Tv nazionali sono aumentati di € 3.194.000 (+5,9%), da € 54.109.000 a € 57.303.000.

 La gestione corrente del Torino è “teledipendente”. Il grafico seguente, riguardante l’evoluzione nel tempo della distribuzione del fatturato netto, evidenzia dal 2012 la dipendenza del fatturato netto del Torino dai diritti televisivi.

 

Il Player Trading.

 

 L’attività legata alla gestione calciatori, durante il 2019, considerando anche i relativi ammortamenti, ha generato un risultato negativo di € 21,49 milioni, mentre, nel 2018 ha generato un risultato negativo di € 10,59 milioni; nel 2017 positivo per € 56,8 milioni; nel 2016 era evidenziato un risultato negativo di € 2,2 milioni; nel 2015 un risultato positivo di circa 5,2 milioni e nel 2014 il risultato positivo era di circa 12,6 milioni.

Le plusvalenze da cessione diritti pluriennali calciatori ammontano a € 11.864.000 (€ 15.334.000 nel 2018; € 71,2 milioni nel 2017; € 9,98 milioni nel 2016; €17,8 milioni nel 2015 ed € 31,9 milioni nel 2014) e si riferiscono principalmente alle plusvalenze realizzate con le cessioni di Fernando Avelar (Corinthians) per € 1.103.000, Adem Ljajic (Besiktas) per € 3.755.000, Mbaye Niang (Stade Rennais) per € 4.184.000; Samuel Gustafson (US Cremonese) per € 936.000.

I proventi da cessione temporanea calciatori ammontano a € 855.000 (€1.717.000 nel 2018) e riguardano Adem Ljajic e Milinkovic-Savic per il periodo dal 1 gennaio 2019 al 30 giugno 2019.

Le minusvalenze da cessione diritti pluriennali calciatori, allocate tra gli oneri diversi di gestione, ammontano a circa € 101.000 (€ 1.734.000 nel 2018).

I costi relativi alle acquisizioni di calciatori in prestito sono allocati tra i costi per il godimento beni di terzi e ammontano a € 1.322.000 (€ 5.051.000 nel 2018). Tali costi si riferiscono per la stagione 2018/2019, ai trasferimenti temporanei del calciatore Cristian Ansaldi; per la stagione 2019/2020, ai trasferimenti temporanei del calciatore Diego Sebastian Laxalt.

 Gli ammortamenti della rosa calciatori risultano aumentare del 34,6%, da € 20.844.000 a € 28.057.000 ed incidono sui costi della produzione per il 29.13%.

 I Costi.

 I costi del personale risultano sostanzialmente stabili perché variano da € 61,97 milioni a € 62,06 milioni.

I costi del personale incidono sul valore della produzione per il 64,38%, mentre, incidono sul fatturato netto per il 74,3%. Tali costi rappresentano il 54,8% dei costi della produzione.

Il personale in forza al 31 dicembre 2019 era di 167 unità (148 nel 2018), di cui 26 calciatori di prima squadra (24 nel 2018).

I salari stipendi e premi ammontano ad Euro 59.291.000 (€ 59.001.852 nel 2018). Tale voce si riferisce per il 92,3% ai calciatori ed allo staff tecnico della prima squadra, il cui costo ammonta ad Euro per 54.726.000 (€54.089.000 nel 2018); per il 4,4% ai calciatori e allo staff tecnico del settore giovanile, il cui costo ammonta ad Euro per 2.591.000 (€ 1.779.000 nel 2018) e per il 3,3% agli altri dipendenti, il cui costo ammonta ad Euro 1.974.000 (€ 3.134.000 nel 2018).

 L’ Indicatore di Costo del Lavoro Allargato.

L’ Indicatore di Costo del Lavoro Allargato è calcolato attraverso il rapporto tra il Costo del Lavoro Allargato ed i Ricavi ed è finalizzato a misurare il peso economico del costo del lavoro.

Il Costo del Lavoro Allargato include i costi per il personale, comprensivi degli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei calciatori; i Ricavi, considerati ai fini del denominatore del rapporto, comprendono i Ricavi delle vendite e delle prestazioni, i Proventi da sponsorizzazioni, i Proventi pubblicitari, i Proventi commerciali e royalties, i Proventi da cessione diritti televisivi, i Proventi vari e le Plusvalenze da cessione dei diritti alle prestazioni dei calciatori al netto delle relative Minusvalenze.

Per il Costo del Lavoro Allargato si considera il valore risultante dall’ultimo bilancio d’esercizio approvato, mentre i Ricavi sono dati dai loro valori medi degli ultimi tre bilanci d’esercizio approvati.

Nel caso in questione, se si considerasse tutto il costo del personale, il valore è di 0,808 (0,793 nel 2018) tale valore risulta ampiamente al di sotto del limite richiesto dalla FIGC per la Serie A, la cui soglia è di 0,8.

Anche gli Amministratori, nella loro Relazione, hanno calcolato l’Indicatore del Costo del Lavoro Allargato previsto dalle N.O.I.F. emanate dalla FIGC che è pari a 0,838 (0,817 nel 2018).

 I costi per servizi aumentano del 3,3%, da € 14,2 milioni a € 14,7 milioni. All’interno di tali costi sono compresi i costi specifici tecnici per € 3.387.000 (€ 3.433.000 nel 2018) che riguardano le consulenze tecnico sportive durante le campagne trasferimenti. I Costi gestione impianti sportivi ed eventi sono pari a € 3.458.000 (€3.507.000 nel 2018), tali costi includono: i costi per la manutenzione ordinaria, per i servizi di guardiania, di pulizia e di manutenzione dei manti erbosi ed i costi di utenza relativi allo Stadio Olimpico Grande Torino e allo Stadio Filadelfia e i costi di gestione legati agli eventi sportivi come l’emissione biglietti, il servizio di accoglienza e la sicurezza, oltre agli allestimenti ed i costi di catering a servizio delle aree hospitality.

Le spese amministrative pubblicitarie e generali ammontano a € 1.904.000 (€ 1.534.000 nel 2018) e comprendono le provvigioni per gli accordi pubblicitari segnalati da Cairo Pubblicità per € 100 mila e il corrispettivo dei servizi amministrativi di Cairo Communication per S.p.A. per € 100 mila. Le spese assicurative e previdenziali pari a Euro 1.960.000 si riferiscono soprattutto ai premi pagati per assicura il patrimonio calciatori.

Gli ammortamenti e le svalutazioni pari a complessivi € 29,14 milioni (€ 22 milioni nel 2018) aumentano di € 7,13 milioni. Tali costi rappresentano il 25,77% dei costi della produzione.

I costi per godimento beni di terzi includono gli affitti per campi sportivi per € 880.000 (€ 811.000 nel 2018).  

 Il punto di pareggio.

 

Con una politica gestionale attenta al contenimento dei costi, dal 2013 al 2017 il Torino ha raggiunto il punto di pareggio. Nel 2019 a causa del calo delle plusvalenze e dell’aumento del costo del personale e degli ammortamenti si è interrotta la serie positiva.

L’aggregato del risultato prima delle imposte per gli esercizi 2017, 2018 e 2019 è comunque positivo per 22,26 milioni di Euro.

 Il consolidato fiscale e le imposte.

 FC Torino Spa aderisce al consolidato fiscale, che vede nella veste di consolidante UT Communications Spa. La società consolidante determina una base imponibile unica per il gruppo di società aderenti al consolidato fiscale, e beneficia della possibilità di compensare redditi imponibili con perdite fiscali in una unica dichiarazione.

Se la società Torino Football Club Spa trasferisce un reddito imponibile rileva un debito verso la controllante consolidante U.T. Communications S.p.A., pari all’IRES da versare.

Se la società Torino Football Club Spa trasferisce una perdita fiscale rileva un credito verso la controllante consolidante U.T. Communications S.p.A., pari all’IRES sulla parte di perdita contrattualmente conferita a livello di Gruppo. In altre parole, l’IRES calcolata sul reddito imponibile di UT Communications Spa, “abbattuto” dalla perdita fiscale di FC Torino Spa, diventa un debito di UT Communications Spa nei confronti di Torino Football Club Spa.

Per quanto riguarda le società partecipate che aderiscono al consolidato fiscale, se tali società trasferiscono a U.T. Communications S.p.A. un reddito imponibile iscrivono un componente negativo nella sezione delle imposte e un debito verso la controllante per consolidato fiscale, se invece trasferiscono una perdita fiscale iscrivono un componente positivo nella sezione delle imposte e un credito verso la controllante per consolidato fiscale.

 Le imposte sul reddito evidenziano un importo positivo complessivo di € 2,88 milioni, di cui un saldo negativo di € 925.554 (€ 1.778.912 nel 2018) per imposte correnti ed un saldo positivo per € 3.806.190 (+€ 4.393.172 nel 2018) per imposte differite.

 Il fondo per imposte differite, allocato tra le passività, è diminuito da € 10.931.878 a € 7.128.247. I crediti per imposte anticipate ammontano a € 269.995 (€ 267.436 nel 2018) e sono ritenuti recuperabili.

 I crediti verso la controllante U.T. Communications ammontano al 31 dicembre 2019 ad € 1.958.760 (€ 1.208.331 nel 2018), e riguardano crediti derivanti dalla partecipazione al consolidato fiscale della controllante. In considerazione dell’incertezza sui tempi di incasso, è stato classificato tra i crediti esigibili oltre l’esercizio successivo, l’importo di € 795.142.

 I rapporti con parti correlate.

 Nella relazione sulla gestione è scritto che i rapporti con le parti correlate sono stati effettuati al a valori di costo o di mercato. Nel 2019, l’incidenza dei ricavi con parti correlate sul valore della produzione è pari al 3,2%; nel 2018, l’incidenza dei ricavi con parti correlate sul valore della produzione è pari al 3,8%; nel 2017, l’incidenza dei ricavi con parti correlate sul valore della produzione è pari all’1,99%, nel 2016 l’incidenza dei ricavi con parti correlate sul valore della produzione è stata pari al 2,8%; nel 2015 al 2,9%, nel 2014 era pari al 2,4%, nel 2013 era al 3,25%, nel 2012 era del 5,2% e nel 2011 dell’8,6%.

Cairo Pubblicità Srl, controllata da Cairo Communications Spa, ha stipulato un accordo di concessione per la vendita di spazi pubblicitari a bordo campo e di pacchetti di sponsorizzazione promo-pubblicitaria. Per effetto di tale contratto nel 2019 sono state riconosciute al Torino quote per Euro 2.969.000 (€ 3.368.000 nel 2018). Tali ricavi retrocessi al Torino rappresentano l’85% di quanto incassato da Cairo Pubblicità Srl. Inoltre, figurano ricavi per Vendita titoli accesso stadio per € 143 mila (€ 201 mila nel 2018; €147 mila nel 2017 ed € 71 mila nel 2016). A livello di costi, Cairo Pubblicità Srl percepisce l’importo delle commissioni del 2% per le segnalazioni che abbiano dato origine a contratti conclusi direttamente dal Torino. Tale importo per il 2019 è stato di € 100 mila (€ 84 mila nel 2018; € 73 mila nel 2017; € 76 mila nel 2016; € 78 mila nel 2015; € 61 mila nel 2014; € 113 mila nel 2013; € 60 mila nel 2012 ed € 37 mila nel 2011) e a differenza del 15% del ricavo non retrocesso, figura come costo nel bilancio del Torino. Nel contesto dell’accordo Cairo Pubblicità ha anche riaddebitato al Torino F.C. costi di sua competenza per Euro 108 mila (€39 mila nel 2018; € 47 mila nel 2017; € 75 mila nel 2016). Al 31.12.2019, i debiti commerciali con Cairo Pubblicità Srl ammontano a 418 mila Euro (€ 744 mila nel 2018) e crediti commerciali per € 483.000 (€ 5.831.000 nel 2018).

Inoltre, esiste un accordo tra la Cairo Communication S.p.A. ed il Torino F.C. per la erogazione di servizi amministrativi quali la tenuta della contabilità, che prevede un corrispettivo annuale di Euro 100 mila uguale a quello del 2018. Nei confronti di Cairo Communication S.p.A. figurano debiti commerciali per Euro 61 mila e crediti commerciali per € 17 mila.

La società controllante U.T. Communications ha riaddebitato costi al Torino per € 41 mila (€ 42 mila nel 2018); figurano debiti commerciali per Euro 83 mila e Crediti da consolidato fiscale per € 1.991.000.

La società controllata dalla controllante U.T. Communications S.p.A. “La7” figura come parte correlata. Con “La7”, figurano Crediti commerciali per € 42 mila e Debiti commerciali per € 63 mila.

 Conclusioni.

 Per l’esercizio 2019 il Torino risulta adeguatamente capitalizzato per mantenere il proprio equilibrio finanziario nel breve e nel medio termine e si trova in una situazione di solidità patrimoniale.

Anche nel 2019, come nel 2018, la riduzione delle plusvalenze ha determinato il venir meno dell’equilibrio economico. Come evidenziato nella Relazione sulla Gestione è stato determinante il risultato negativo della gestione calciatori. Gli investimenti effettuati nella rosa calciatori negli ultimi due esercizi, risultano pari al 39,9% di tutti quelli effettuati dal 2009, hanno determinato l’aumento del costo del personale e degli ammortamenti.

 Si potrebbe concludere affermando che le due dipendenze gestionali del Torino sono i diritti televisivi e il Player Trading.

Dopo la chiusura dell’esercizio, Torino FC ha ottenuto un finanziamento da MPS Capital Service a medio-lungo termine (5 anni) di tipo revolving per un ammontare di Euro 15 milioni.

L’esercizio 2020 sta ponendo dei problemi cui il Torino dovrà far fronte, come l’andamento sportivo non brillante e l’interruzione per del Campionato per il Covid-19.