Luca Marotta 11 luglio 2012
Nel bilancio chiuso al 31 dicembre 2010 dell’Associazione
Sportiva Bari S.P.A., si cita come operazione rilevante dell’esercizio la
cessione di ramo d’azienda avvenuta in data 31 marzo 2010.
In tale data l’Associazione Sportiva Bari S.P.A. ha ceduto
alla società correlata denominata “Servizi Sportivi S.r.l.” il ramo d’azienda
concernente l’area che accoglie le attività di comunicazione, marketing,
merchandising e lo sfruttamento del marchio aziendale, al prezzo di 21,5
milioni di euro. In tal modo, si è realizzata una plusvalenza di € 21.500.000. La
cessione è avvenuta in base ad una perizia, redatta da un esperto indipendente,
in data antecedente, che ha determinato il valore del ramo d’azienda ed in particolare
quello del marchio. Come quasi tutte le cessioni di ramo d’azienda, avvenute
nel mondo del calcio italiano, tra le due società si è proceduto alla stipula
di un contratto contestuale di “affitto”. Infatti, la società “Servizi Sportivi
S.r.l.” ha concesso all’A.S. Bari l’uso del marchio mediante il pagamento di un
canone annuo di 1 milione di euro.
Al 31/12/2010 i crediti verso la società Servizi Sportivi
S.r.l., per la cessione del ramo d’azienda, ammontavano a € 12.500.000. Infatti,
il contratto prevedeva che nel corso del 2010 fossero incassati 9 milioni,
mentre per la quota residua, maggiorata degli interessi, era prevista una
scadenza di 4,5 milioni entro il 20 giugno 2012 e 10 rate annuali di 800 mila euro
a partire da giugno 2013 e fino a giugno 2022.
Tale operazione, in riferimento al bilancio chiuso il 31
dicembre 2009, ha
permesso di evitare gli adempimenti previsti dall’art. 2447 del codice civile,
che disciplina il caso di riduzione del capitale sociale al di sotto del limite
legale, imponendo agli amministratori l’obbligo di convocare senza indugio
l'assemblea per deliberare la riduzione del capitale ed il contemporaneo
aumento del medesimo ad una cifra non inferiore al minimo di legge, o la trasformazione
della società. Infatti, il bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2009
presentava un patrimonio netto negativo per circa 13,3 milioni di euro e
l’operazione in questione ha permesso di redigere un bilancio straordinario al
31 marzo 2010 con un risultato positivo, pari a 18 milioni, che ha permesso di
evidenziare un patrimonio netto positivo per 4,6 milioni. Come conseguenza,
l’assemblea già convocata per l’approvazione del bilancio 2009 è stata
riconvocata senza la parte straordinaria per il
ripianamento delle perdite come previsto dall’articolo 2447 del Codice Civile.
Il bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2010 del Bari si è
chiuso con un utile netto di € 14.175.598, che, ovviamente, risente della
plusvalenza di 21,5 milioni, determinata dalla cessione del ramo d’azienda.
Tuttavia, il patrimonio netto scende, rispetto al 31 marzo 2010, a € 870.653, con un
totale debiti che sale da € 45.731.515 a € 76.186.113.
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