Luca Marotta Lunedì 09 Luglio 2012 22:11
In un’intervista a Panorama del 20.01.2012 di Giovanni Capuano, sul tema del Financial Fair Play, Ernesto Paolillo veniva presentato nel seguente modo:"Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell'Inter, un passato nel mondo della finanza, braccio destro del presidente Uefa Platini sul tema del Fair Play Finanziario".Vista e considerata l’introduzione di Panorama, aggiungendo le obiettive competenze in tema di finanza e bilanci di Paolillo, a giudizio di chi scrive potrebbe essere proprio la bravura di Paolillo dietro una clausola, molto importante e forse strategica per molti bilanci, tra cui quello dell’Inter, ai fini del Financial Fair Play, essendo l’ex manager interista tra i più preparati in materia.
Nell’allegato XI del Regolamento Uefa sul Financial Fair Play, che riguarda gli altri fattori da considerare ai fini del raggiungimento del requisito del pareggio di bilancio, al punto 2, è previsto che nei primi due periodi di monitoraggio, che riguardano la stagione 2013/14, con valutazione dei bilanci 2011/12 e 2012/13. e la stagione 2014/15, con valutazione dei bilanci 2011/12, 2012/13 e 2013/14, il Club Financial Panel Control dell’UEFA dovrà tenere in considerazione un altro fattore aggiuntivo: “i giocatori sotto contratto prima del 1° giugno 2010”.Nella sostanza, se una squadra accumula un deficit che sfonda il limite del break-even tollerato (€ 45 milioni), potrà rientrarvi a due condizioni:
1) dimostrare un'inversione di tendenza, con l’attuazione di una strategia concreta per un futuro adeguamento;
2) dimostrare che il disavanzo, oltre la soglia di tolleranza, è stato causato dai contratti con i giocatori registrati prima del 1° giugno 2010.
Invero, tale ultimo punto è preso in considerazione solo per il bilancio che si chiude nel 2012. Nella norma è anche specificato che, a scanso di dubbi, tutte le rinegoziazioni dei contratti avvenute dopo il 1° giugno 2010 non saranno prese in considerazione.La finalità di tale norma consiste nel fatto che un club che evidenzia un deficit che supera la deviazione accettabile, ma che soddisfa entrambe le condizioni di cui sopra, non deve essere sanzionato. La norma cerca di recuperare quei club che intendono mettersi sulla buona strada, ma su cui pesa il fardello di gestioni passate.
Il problema si pone su ciò che sembrerebbe facile da interpretare, ossia le rinegoziazioni.Secondo un’interpretazione letterale, vanno conteggiati nel costo del personale (e sono dunque esclusi dalla clausola Paolillo), tutti quei contratti che siano stati rinnovati dopo il 1° giugno 2010. In base a tale interpretazione un contratto come quello di Milito (che risale al 2009 ed è stato rinnovato ad agosto 2010) sarebbe escluso dalla 'clausola Paolillo' e verrebbe conteggiato nel costo del personale per il calcolo del punto di pareggio (break-even), che ha una soglia di tolleranza di 45 milioni. Tra i sostenitori di questa tesi troviamo il sito svizzero Swissramble.blogspot.com, che ha valutato l’impatto di tale clausola per circa 66 milioni di euro sul bilancio dell’Inter 2011/12.
Secondo un’altra interpretazione, più estensiva, esposta a chi scrive da Paolo Ciabattini, autore del libro “Vincere con il Fair Play Finanziario” (Editore: Il Sole 24 Ore), che forse tiene conto delle finalità della norma stessa, per i contratti rinnovati dopo il 1° giugno 2010 (come quello, succitato, di Milito), dalla clausola Paolillo non viene escluso l'intero contratto, ma solo la parte di esso che è 'nuova' (ritocco e/o aumento), mentre la parte 'vecchia' (preesistente) rientra nel bonus della clausola; ai fini del break-even verrebbero dunque conteggiati nel costo del personale solo gli aumenti di ingaggio (dovuti ai rinnovi contrattuali avvenuti dopo il 1° giugno 2010: nel caso di Milito 3 milioni). mentre invece non verrebbe considerata come costo rilevante, in virtù della 'clausola Paolillo', la base di ingaggio antecedente al 1° giugno 2010 (nel caso di Milito: 7 milioni).
Tirando le somme, il bilancio 2011/12 dell’Inter, grazie alla “clausola Paolillo”, potrebbe rientrare nei parametri del Financial Fair Play. Il problema resterebbe per il bilancio 2012/13, privo di ricavi da Champions e della “clausola Paolillo”; in quest’ottica troverebbe la sua lettura la “smobilitazione” verificatasi ultimamente, concretizzatasi nella rescissione di Lucio e quella molto probabile di altri.
Nell’allegato XI del Regolamento Uefa sul Financial Fair Play, che riguarda gli altri fattori da considerare ai fini del raggiungimento del requisito del pareggio di bilancio, al punto 2, è previsto che nei primi due periodi di monitoraggio, che riguardano la stagione 2013/14, con valutazione dei bilanci 2011/12 e 2012/13. e la stagione 2014/15, con valutazione dei bilanci 2011/12, 2012/13 e 2013/14, il Club Financial Panel Control dell’UEFA dovrà tenere in considerazione un altro fattore aggiuntivo: “i giocatori sotto contratto prima del 1° giugno 2010”.Nella sostanza, se una squadra accumula un deficit che sfonda il limite del break-even tollerato (€ 45 milioni), potrà rientrarvi a due condizioni:
1) dimostrare un'inversione di tendenza, con l’attuazione di una strategia concreta per un futuro adeguamento;
2) dimostrare che il disavanzo, oltre la soglia di tolleranza, è stato causato dai contratti con i giocatori registrati prima del 1° giugno 2010.
Invero, tale ultimo punto è preso in considerazione solo per il bilancio che si chiude nel 2012. Nella norma è anche specificato che, a scanso di dubbi, tutte le rinegoziazioni dei contratti avvenute dopo il 1° giugno 2010 non saranno prese in considerazione.La finalità di tale norma consiste nel fatto che un club che evidenzia un deficit che supera la deviazione accettabile, ma che soddisfa entrambe le condizioni di cui sopra, non deve essere sanzionato. La norma cerca di recuperare quei club che intendono mettersi sulla buona strada, ma su cui pesa il fardello di gestioni passate.
Il problema si pone su ciò che sembrerebbe facile da interpretare, ossia le rinegoziazioni.Secondo un’interpretazione letterale, vanno conteggiati nel costo del personale (e sono dunque esclusi dalla clausola Paolillo), tutti quei contratti che siano stati rinnovati dopo il 1° giugno 2010. In base a tale interpretazione un contratto come quello di Milito (che risale al 2009 ed è stato rinnovato ad agosto 2010) sarebbe escluso dalla 'clausola Paolillo' e verrebbe conteggiato nel costo del personale per il calcolo del punto di pareggio (break-even), che ha una soglia di tolleranza di 45 milioni. Tra i sostenitori di questa tesi troviamo il sito svizzero Swissramble.blogspot.com, che ha valutato l’impatto di tale clausola per circa 66 milioni di euro sul bilancio dell’Inter 2011/12.
Secondo un’altra interpretazione, più estensiva, esposta a chi scrive da Paolo Ciabattini, autore del libro “Vincere con il Fair Play Finanziario” (Editore: Il Sole 24 Ore), che forse tiene conto delle finalità della norma stessa, per i contratti rinnovati dopo il 1° giugno 2010 (come quello, succitato, di Milito), dalla clausola Paolillo non viene escluso l'intero contratto, ma solo la parte di esso che è 'nuova' (ritocco e/o aumento), mentre la parte 'vecchia' (preesistente) rientra nel bonus della clausola; ai fini del break-even verrebbero dunque conteggiati nel costo del personale solo gli aumenti di ingaggio (dovuti ai rinnovi contrattuali avvenuti dopo il 1° giugno 2010: nel caso di Milito 3 milioni). mentre invece non verrebbe considerata come costo rilevante, in virtù della 'clausola Paolillo', la base di ingaggio antecedente al 1° giugno 2010 (nel caso di Milito: 7 milioni).
Tirando le somme, il bilancio 2011/12 dell’Inter, grazie alla “clausola Paolillo”, potrebbe rientrare nei parametri del Financial Fair Play. Il problema resterebbe per il bilancio 2012/13, privo di ricavi da Champions e della “clausola Paolillo”; in quest’ottica troverebbe la sua lettura la “smobilitazione” verificatasi ultimamente, concretizzatasi nella rescissione di Lucio e quella molto probabile di altri.
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